Insisto nell’affermare che l’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa – che impone agli imprenditori di introdurre un “adeguato assetto organizzativo” – è un’opportunità e non un aggravio di burocrazia per le imprese.

Tutti d’accordo nel considerare che imporre i comportamenti non è il modo migliore per ottenere risultati duraturi e consapevoli, ma di fronte a certe contingenze, la costrizione è forse un modo risolutivo e tranchant per dare inizio ad un cambiamento.

Ma andiamo con ordine.

Cosa significa per un imprenditore dotarsi di un assetto “organizzato” e soprattutto “adeguato”?

In parole semplici e concrete, l’imprenditore dovrà dotarsi:

  • Di un’organizzazione (composta di persone, di processi e di risorse) adatta a rilevare tempestivamente l’andamento dell’impresa da vari punti di vista, economico-finanziario, produttivo, ecc. ecc.

Il che comporta porre attenzione:

  • Alla propria strategia;
  • Al proprio posizionamento sul mercato (relazione con i clienti e azioni dei competitor);
  • Alla propria supply chain;
  • All’ottimizzazione non solo della produzione, ma di tutte le attività a monte e a valle (logistica, magazzino, gestione delle persone, IT, ecc.)
  • Alla necessità di costruire un’infrastruttura hardware e software in grado di fornire dati (aggregati e non) da analizzare e poter quindi reagire a quanto esprimono;
  • Alla necessità di delegare e formare le persone, dando ad esse autonomia e capacità di giudizio.
  • Alla gestione del tempo e alla definizione di un piano per realizzare quanto sopra.

Senza dubbio un gran lavoro! che dovrebbe essere fatto NON per rilevare la crisi, ma per portare sviluppo, progresso e crescita in azienda e per attrarre talenti, investimenti e clienti.

Guarda caso tutte azioni che di per sé allontanano la crisi.

Ed ecco perché chi ritiene l’introduzione di queste norme un aggravio di adempimenti sbaglia (a mio modesto avviso).

Segnali e situazioni di allerta

Per chi è interessato, indico brevemente i segnali che comporteranno “formalmente” l’avvio del monitoraggio della situazione aziendale e l’avvio di azioni a recupero della sostenibilità.

  • squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario;
  • indici di sostenibilità dei debiti per i sei mesi successivi;
  • prospettive di continuità aziendale per l’esercizio in corso o i sei mesi successivi;
  • indici di sostenibilità degli oneri d’indebitamento con flussi di cassa,
  • adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi,
  • ritardi nei pagamenti reiterati e significativi.

Sono ulteriori segnali di allerta:

  • debiti per retribuzioni scaduti da 30 trenta giorni pari a oltre la metà dell’ammontare mensile delle retribuzioni;
  • debiti verso fornitori scaduti da 90 giorni e di importo superiore ai debiti non scaduti;
  • esposizioni bancarie e finanziarie scadute da 60 giorni, o superiori (da 60 giorni) al limite degli affidamenti se superiori al 5% del totale delle esposizioni;
  • una o più esposizioni debitorie di cui all’articolo 25-novies, comma 1 del Ccii.

Imprese con debiti: al via le segnalazioni Fisco, INPS e INAIL

Sono previste segnalazioni da parte degli uffici INPS, INAIL ed Agenzia delle Entrate per le aziende con debiti contributivi e fiscali oltre una certa soglia.

Dal 15 luglio, questi istituti invieranno specifiche segnalazioni all’imprenditore, all’organo di controllo e, se c’è, al collegio sindacale, per le pendenze contributive e tributarie, invitandole a utilizzare il nuovo istituto della composizione negoziata.

Quali sono le soglie di allerta?

Per quanto riguarda i debiti INPS e INAIL, l’allerta scatta con un ritardo di pagamento superiore ai 90 giorni, con soglie diverse a seconda della presenza o meno di dipendenti.

  • Per imprese con lavoratori, la soglia è il 30% dei contributi dovuti l’anno precedente, con un minimo di 15mila euro.
  • Per le imprese senza dipendenti, la soglia è invece di 5mila euro.

Per quanto riguarda le somme dovute all’Agenzia delle Entrate:

  • per debiti IVA rileva una pendenza superiore a 5mila euro;
  • per le altre tasse, i tetti variano in base alle dimensioni e tipologia dell’impresa:
    • imprese individuali: 100mila euro,
    • società di persone: 200mila euro,
    • altre società: 500mila euro.

Altre situazioni a rischio che fanno scattare l’allerta sono:

  • retribuzioni non pagate oltre il 50% da oltre 30 trenta giorni;
  • insoluti verso fornitori da 90 giorni se di importo superiore ai debiti non scaduti;
  • esposizioni bancarie e finanziarie scadute da 60 giorni ed esposizioni debitorie

Queste situazioni comporteranno:

  • l’adozione urgente e non rinviabile degli adeguati assetti – se non già in essere –, o il loro adattamento se insufficienti;
  • la predisposizione di un piano industriale
  • ed eventualmente l’accesso alla composizione negoziata.

Se vuoi maggiori informazioni contattami: angelo.cittadini@ogroupco.com